Maggio 2025

Pensioni: I Lavoratori Precoci chi sono e la Pensione Anticipata

Oggi parliamo di un tema importante per molti lavoratori in Italia: la possibilità di andare in pensione prima, specificamente per i cosiddetti lavoratori precoci.

 

Ma chi sono esattamente i lavoratori precoci?

Secondo le definizioni, sono considerati precoci quei lavoratori che hanno accumulato almeno 12 mesi di contributi effettivi (cioè, veri, non figurativi) prima di compiere 19 anni di età. È importante notare che questi 12 mesi non devono essere consecutivi.

 

Contributi e Altri Requisiti

Per poter accedere alla pensione come lavoratore precoce, sono necessari 41 anni di contributi. A differenza di altre forme pensionistiche, l’età anagrafica non è il fattore determinante in questo caso.

Tuttavia, non basta avere i 41 anni di contributi e i 12 mesi prima dei 19 anni. Devi anche trovarti in una di queste specifiche situazioni:

  • Essere disoccupato a seguito di licenziamento o dimissioni per giusta causa.
  • Essere riconosciuto invalido civile con una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%
  • Assistere da almeno 6 mesi un familiare con handicap grave ai sensi della Legge 104
  • Aver svolto lavori gravosi o usuranti per almeno sette anni negli ultimi dieci.

 

La procedura per richiedere questa pensione si articola in due fasi distinte.

La prima fase consiste nel chiedere la certificazione all’INPS per ottenere il riconoscimento del tuo status di lavoratore precoce.

Seconda Fase – Presentazione e Scadenze

La seconda fase, una volta ottenuta la certificazione, prevede la presentazione della vera e propria domanda di pensione.

Attenzione alle scadenze per il 2025.  Sono fondamentali per non dover attendere un anno in più: 31 marzo (quesa data è già passata). 15 luglio e 30 novembre.

Una volta maturati i requisiti e presentata la domanda, la pensione per i lavoratori precoci non decorre immediatamente. C’è una “finestra mobile: la pensione decorre dopo tre mesi dalla maturazione dei requisiti.

 

Cumulo pensione anticipata da lavoratore precoce con redditi da lavoro

Un aspetto fondamentale da tenere a mente è che non è possibile cumulare la pensione anticipata da lavoratore precoce con redditi da lavoro finché non si raggiunge l’età per la pensione ordinaria. In altre parole, una volta andato in pensione con questa modalità, non puoi più lavorare.

Se pensi di rientrare in questi requisiti, il consiglio è di non aspettare. Controlla i tuoi contributi, informati sulla procedura e, soprattutto, chiedi supporto ad un esperto. Potresti finalmente goderti la pensione dopo anni di sacrifici.

Se hai esperienze da raccontare o domande, condividile nei commenti.

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Cos’è il collocamento obbligatorio?

Cos’è il collocamento obbligatorio?

Lo Stato ha il dovere di garantire ai cittadini le stesse opportunità. Per fare ciò, è necessario rimuovere le diseguaglianze, anche per quanto riguarda l’accesso al mondo del lavoro. Tale aspetto è una caratteristica comune a molti stati moderni, che si impegnano a garantire gli stessi diritti a tutti.

Da un lato è innegabile che, per quanto riguarda il mondo del lavoro non tutti possano avere le stesse opportunità. La carriera lavorativa dipende da molti fattori, e ovviamente alcuni soggetti sono più portati, più preparati, più competitivi e più determinati di altri. Ma, a parte ciò, ci sono alcuni aspetti che non dipendono direttamente dalla volontà di una persona.

Cosa sono le categorie protette e chi ne fa parte

Ad esempio, chi ha una menomazione fisica o psichica, oggettivamente ha meno possibilità di altri, ma anche chi appartiene a una famiglia povera non può studiare ed accedere alla conoscenza come le persone più abbienti.

Le assunzioni obbligatorie servono proprio a questo, ovvero a colmare le disparità più evidenti e a dare delle chance a individui che altrimenti verrebbero scartati, con il rischio di rimanere ai margini della società.

L’art. 3 della Costituzione infatti afferma che:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese

Collocamento Obbligatorio: Invalidità civile lieve: che cos’è?

Quindi, da quanto possiamo leggere il legislatore deve prendere per mano chi rischia di rimanere indietro e quindi escluso dalla vita sociale a causa di alcune problematiche legate alla salute, come malattie o menomazioni fisiche o psichiche.

Individui con disabilità, infatti, hanno molte difficoltà, tra le quali anche quelle inerenti all’accesso al mercato del lavoro.

Il collocamento obbligatorio rappresenta perciò una modalità per minimizzare i disagi dei soggetti con delle disabilità. L’obbligo riguarda sia le aziende pubbliche che private con un certo numero di dipendenti. Queste devono assumere una quota di soggetti appartenenti a categorie esposte al rischio di esclusione sociale.

Collocamento Obbligatorio: cos’è e come funziona

In particolare il collocamento mirato obbliga le azienda con almeno 15 dipendenti ad assumere un certo numero di lavoratori appartenenti alle categorie protette.

Come funziona il collocamento obbligatorio?

Le leggi che disciplinano il collocamento obbligatorio hanno subito varie modifiche negli ultimi anni. In particolare, recentemente sono cambiati i criteri per calcolare il numero di soggetti che un’azienda deve necessariamente assumere.

Ad ogni modo l’obbligo di assumere soggetti appartenenti alle categorie protette deve essere inteso come un percorso di inserimento con lo scopo di garantire la crescita professionale per in un determinato contesto lavorativo.

Collocamento Obbligatorio: Strumenti per selezionare i lavoratori idonei

Esistono, infatti diversi strumenti tecnici di supporto per riuscire a individuare adeguatamente le persone più indicate a ricoprire determinati ruoli in azienda, in base alle effettive capacità lavorative. In altre parole vengono analizzati i posti di lavoro disponibili, gli ambienti, le relazioni interpersonali sul luogo di lavoro per riuscire a dare un vero sostegno ai soggetti più deboli.

Va sottolineato che esistono delle sanzioni per le aziende che non rispettano il collocamento obbligatorio. In particolare, la legge punisce gli inadempienti nei seguenti modi:

  • 516 euro se viene inviato in ritardo il prospetto informativo sui lavoratori assunti, oltre a 25 euro in più per ogni giorno di ritardo
  • 51 euro per ogni lavoratore non assunto, che scatta dopo 60 giorni dal termine obbligatorio per l’assunzione

L’importo ricavato a causa delle sanzioni viene versato al Fondo regionale per l’occupazione dei disabili.

 

Ad ogni modo per rientrare nelle cosiddette categorie protette un soggetto deve ottenere l’invalidità civile, ovvero le commissioni INPS dovranno verificare se ci sono i requisiti. In caso positivo l’interessato può iscriversi alle liste provinciali del collocamento presso i Centri per l’Impiego.

Collocamento Obbligatorio: Alcuni Requisiti Richiesti

Chi ha diritto al collocamento obbligatorio?

Nei paragrafi precedenti abbiamo visto perchè il legislatore ha previsto il collocamento obbligatorio per i soggetti appartenenti alle categorie protette, vediamo ora di capire esattamente chi ha tale diritto.

I datori di lavoro devono necessariamente assumere un certo numero di dipendenti con disabilità, in base al numero totale dei lavoratori in azienda, come vedremo.

Hanno diritto al collocamento obbligatorio:

  • persone disoccupate
  • che vogliono trovare un’occupazione adeguata alle proprie capacità
  • immediatamente disponibili
  • cittadini italiani, o stranieri regolarmente presenti in Italia
  • in età lavorativa, quindi con più di 16 anni

Collocamento Obbligatorio: categorie protette se i soggetti sono:

  • portatori di handicap fisico o psichico, con una riduzione della capacità lavorativa superiore del 45%.
  • invalidi del lavoro con invalidità superiore al 33%.
  • non vedenti o con un residuo visivo non superiore ad un decimo ad entrambi gli occhi
  • sordi
  • invalidi di guerra o civili e di servizio

Collocamento Obbligatorio: altre categorie sono a rischio di esclusione dal mercato del lavoro.

In particolare:

  • gli orfani e i coniugi di deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio
  • coniugi superstiti e figli di grandi invalidi per causa di guerra, di servizio o di lavoro o di profughi di italiani rimpatriati
  • vittime del terrorismo o della criminalità organizzata

Quali sono gli obblighi delle aziende?

Come abbiamo anticipato nelle righe precedenti i datori di lavoro sia del settore pubblico che privato devono assumere un certo numero di lavoratori appartenenti alle categorie protette, ovvero:

  • 7% dei lavoratori, se ci sono più di 50 dipendenti
  • 2 lavoratori disabili, se ci sono da 36 a 50 dipendenti;
  • 1 lavoratore disabile, se ci sono da 15 a 35 dipendenti.

Con il Jobs Act sono leggermente cambiate le regole, infatti i datori di lavoro privati devono attuare il collocamento obbligatorio al raggiungimento di 15 dipendenti. Prima invece si doveva procedere dopo avere raggiunto un organico di 16 dipendenti.

 

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Verifiche e Revisioni delle Prestazioni di Invalidità Civile

Le prestazioni di invalidità civile sono concepite come obbligazioni di durata, la cui erogazione si protrae nel tempo. Questo significa che, in linea teorica, potrebbero subire modifiche a causa dell’evoluzione delle condizioni di salute del beneficiario. Per questo motivo, sono previsti meccanismi di verifica della persistenza dei requisiti.

 

Patologie Rivedibili e Patologie Non Rivedibili

Le patologie che costituiscono il presupposto sanitario per l’ottenimento delle prestazioni di invalidità civile vengono distinte in due categorie: patologie rivedibili e patologie non rivedibili1. Un elenco di patologie considerate non rivedibili è stato individuato dallo Stato con il d.m. 2 agosto 2007, adottato di concerto tra il Ministro dell’Economia e delle Finanze e il Ministro della Salute, in attuazione dell’art. 6 della Legge 80 del 2006. L’elenco completo di tali patologie esonerate da visite di revisione è contenuto nell’allegato 1 al suddetto decreto ministeriale. Una volta che queste patologie non rivedibili vengono accertate, danno diritto al pagamento della prestazione senza che debbano essere effettuate ulteriori visite di verifica.

 

Le Verifiche Ordinarie

Per le patologie che non rientrano nell’elenco di quelle esonerate da revisione (ossia le patologie rivedibili), la Commissione medica che accerta il requisito sanitario può ritenere che possano subire modifiche nel tempo. In questo caso, la legge n. 114 del 2014 (di conversione del d.l. 24/6/2014, n. 90) prevede che la Commissione medica indichi nel verbale la data in cui l’invalido dovrà essere sottoposto a una visita di revisione. La convocazione per tale visita è a carico dell’INPS. Accanto a questa revisione su indicazione della commissione, la legge prevede anche la possibilità per l’INPS di verificare in via ordinaria la persistenza delle condizioni che danno diritto alla percezione delle prestazioni di invalidità. Ciò include, ovviamente, anche il requisito sanitario. Già l’art. 21 del d.l. n. 5 del 1971 (convertito in legge n. 118/1971) aveva previsto “accertamenti sulla permanenza dei requisiti”. Successivamente, l’art. 5, comma 4 del d.P.R. 21 settembre 1994, n. 698 ha stabilito che gli organi preposti alla concessione dei benefici economici hanno la facoltà, in ogni tempo, di accertare la sussistenza delle condizioni per il godimento dei benefici2. Questo significa che l’INPS ha la possibilità di verificare, in qualsiasi momento, la persistenza del requisito sanitario.

 

I Piani Straordinari di Verifica

Oltre alle verifiche ordinarie, sono stati demandati all’INPS dei controlli nell’ambito di “piani di verifica” straordinari, promossi dallo Stato con l’obiettivo di reprimere abusi e contenere la spesa pubblica. In quest’ottica, l’art. 80 della legge n. 133/2008 (di conversione del d.l. n. 112/2008) ha previsto l’attuazione, dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2009, di un piano straordinario di 200.000 accertamenti (sia sanitari che reddituali) nei confronti dei titolari di prestazioni di invalidità civile. L’attività di verifica e controllo è poi proseguita negli anni successivi. Il decreto-legge n. 78/2009, come modificato dall’articolo 10, comma 4, del decreto-legge n. 78/2010 (convertito in Legge n. 122/2010), ha disposto, all’art. 20, comma 2, che “per il triennio 2010-2012 l’INPS effettua, in via aggiuntiva all’ordinaria attività, un programma di 100.000 verifiche per l’anno 2010 e di 250.000 verifiche annue per ciascuno degli anni 2011 e 2012” nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile. L’articolo 20 comma 2 della legge 102/2009 ha inoltre stabilito che questa attività di verifica straordinaria avrebbe riguardato anche le prestazioni di cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità.

 

Conclusioni

In sintesi, le prestazioni di invalidità civile, pur essendo di durata, sono soggette a verifica. Esiste una chiara distinzione tra patologie rivedibili e non rivedibili, con queste ultime esonerate da ulteriori visite di controllo secondo quanto stabilito dal d.m. 2 agosto 2007.  Per le patologie rivedibili, sono previste visite di revisione su indicazione della commissione medica o accertamenti sulla permanenza dei requisiti che l’INPS ha la facoltà di effettuare in ogni tempo. A queste verifiche ordinarie si affiancano periodicamente piani straordinari di verifica, volti a contrastare gli abusi e contenere la spesa, che hanno previsto ingenti numeri di controlli (sanitari e reddituali) su diverse tipologie di beneficiari nel corso degli anni (come nel 2009 e nel periodo 2010-2012).

 

 

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Capire l’Invalidità: Le Prestazioni, la Compatibilità e la Cumulabilità. Come Funzionano Insieme

Capire l’Invalidità: Le Tipologie, la Compatibilità e la Cumulabilità. Come Funzionano Insieme

Quando si parla di invalidità o disabilità, spesso c’è confusione sui diversi tipi di sostegno economico che lo Stato offre. Esistono principalmente due grandi categorie di prestazioni economiche, con regole e requisiti differenti. Capire la differenza tra queste categorie è fondamentale per sapere quali aiuti spettano e, soprattutto, se è possibile riceverne più di uno contemporaneamente.

Le domande più frequenti riguardano proprio la compatibilità tra l’assegno ordinario di invalidità e le prestazioni legate all’invalidità civile1. Vediamo di fare chiarezza, basandoci sulle informazioni disponibili.

 

Categoria 1: Le Prestazioni “Assistenziali” (Invalidità Civile)

Queste prestazioni sono pensate per fornire un aiuto a chi si trova in una situazione di difficoltà economica a causa di una disabilità, indipendentemente dal fatto che abbiano versato contributi lavorativi2. Sono legate al concetto di “invalidità civile”. I requisiti principali sono la percentuale di invalidità riconosciuta, l’età, la residenza e, molto importante, il reddito personale2….

Le due prestazioni assistenziali principali menzionate nelle fonti sono:

 

L’Assegno Mensile di Assistenza:

Questo beneficio è destinato a persone con una riduzione della capacità lavorativa tra il 74% e il 99%. Per ottenerlo, oltre alla percentuale di invalidità, è necessario essere inoccupati (non lavorare)3. Ci sono anche limiti di età (tra 18 e 67 anni)3, requisiti di cittadinanza o permesso di soggiorno di lungo periodo e residenza in Italia3, e un limite di reddito personale annuo che per il 2023 era fissato a Euro 5.391,883. Questa prestazione è di tipo assistenziale, quindi non richiede contributi lavorativi versati2.

 

La Pensione di Inabilità Civile:

Spesso chiamata semplicemente “pensione di invalidità civile”, questa prestazione è per chi ha un riconoscimento di invalidità totale e permanente, pari al 100%. Anche in questo caso, ci sono limiti di età (tra 18 e 67 anni)4, requisiti di residenza stabile e abituale in Italia e di cittadinanza o permesso di soggiorno2…. La Pensione di Inabilità Civile è soggetta a un limite di reddito personale annuo più alto rispetto all’assegno, fissato per il 2023 a Euro 17.920,004…. Anche questa è una prestazione assistenziale e non richiede contributi lavorativi.

 

Categoria 2: Le Prestazioni Previdenziali

Queste prestazioni sono legate alla storia lavorativa della persona e richiedono il versamento di contributi6. Oltre a una condizione di salute che riduce o annulla la capacità lavorativa, è fondamentale aver accumulato un certo numero di contributi previdenziali6. La valutazione sanitaria è effettuata dalla Commissione Medica Legale dell’INPS.

Le due prestazioni previdenziali menzionate sono:

 

La Pensione Ordinaria di Inabilità:

Questa viene concessa a chi si trova in una situazione di assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi tipo di attività lavorativa a causa di problemi di salute6. Oltre a questa grave condizione di salute, è necessario aver versato almeno 260 contributi settimanali (equivalenti a circa cinque anni di contributi e assicurazione), di cui almeno 156 (tre anni) nei cinque anni precedenti la domanda

 

L’Assegno Ordinario di Invalidità:

Questo beneficio è per chi ha una capacità di lavoro ridotta in modo permanente a meno di un terzo rispetto a occupazioni adatte alle proprie attitudini7…. Anche in questo caso, per ottenerlo è necessario aver versato almeno 260 contributi settimanali (cinque anni), di cui almeno 156 (tre anni) nei cinque anni precedenti la domanda.

Queste prestazioni previdenziali, a differenza di quelle assistenziali, non sono subordinate al possesso di un requisito reddituale specifico per essere concesse5.

 

Si Possono Ricevere Insieme? La Compatibilità e la  Cumulabilità

La risposta dipende da quale prestazione di invalidità civile si percepisce.

 

Assegno Mensile di Assistenza e Prestazioni Previdenziali:

L’assegno mensile di assistenza (quello per invalidità civile tra 74% e 99%) non è compatibile né cumulabile con le prestazioni previdenziali come l’assegno ordinario di invalidità o la pensione ordinaria di inabilità. Questo significa che non si possono ricevere contemporaneamente.

 

Pensione di Inabilità Civile e Prestazioni Previdenziali:

Chi percepisce la pensione di inabilità civile (quella per invalidità civile al 100%) può cumulare questa prestazione con l’assegno ordinario di invalidità e la pensione ordinaria di inabilità.

 

Attenzione al Reddito (Solo per l’Invalidità Civile al 100%)

Anche se chi ha il 100% di invalidità civile può ricevere sia la pensione di inabilità civile che una prestazione previdenziale (assegno o pensione ordinaria), c’è un limite di cumulabilità dovuto a motivi reddituali9.

Ricordate che la pensione di invalidità civile ha un tetto reddituale (Euro 17.920,00 per il 2023). Le prestazioni previdenziali (assegno ordinario o pensione ordinaria di inabilità) costituiscono reddito ai fini del calcolo di questo limite.

Quindi, se la somma della prestazione previdenziale percepita (o di altre fonti di reddito) supera il limite di reddito annuale previsto per la pensione di invalidità civile (Euro 17.920,00 per il 2023), si perde il diritto a ricevere la pensione di invalidità civile, anche se si continua a ricevere la prestazione previdenziale (che, come detto, non ha un limite di reddito suo per essere concessa).

 

Conclusione

In sintesi, le prestazioni di invalidità civile (assistenziali) e quelle previdenziali sono diverse per requisiti (soprattutto per la necessità o meno di contributi lavorativi) e per come sono soggette a limiti di reddito. È importante distinguere tra l’assegno mensile di assistenza (invalidità civile 74-99%), che non è compatibile con le prestazioni previdenziali, e la pensione di inabilità civile (invalidità civile 100%), che è compatibile, ma con la fondamentale avvertenza che il reddito derivante dalla prestazione previdenziale può far superare il limite di reddito e quindi far perdere il diritto alla pensione di invalidità civile. Comprendere queste differenze è cruciale per i beneficiari e per chi li assiste

 

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Verbale di Invalidità Negativo: I Passi Successivi

Quando ricevi il verbale che definisce il tuo grado di invalidità civile, potresti non ritenere corretto l’esito del Verbale di Invalidità. In questa situazione, la legge ti offre principalmente due strade da poter intraprendere per tutelare i tuoi diritti: la richiesta di aggravamento o la presentazione di un ricorso. La scelta tra le due dipende in larga misura dalle tue condizioni di salute al momento della ricezione del verbale e dalla motivazione per cui contesti l’esito.

 

Verbale di Invalidità: La Domanda di Aggravamento

Puoi presentare una domanda di aggravamento se, successivamente alla data della visita medica che ha portato al verbale che contesti (o anche indipendentemente da una contestazione, se le tue condizioni sono peggiorate nel tempo), la tua situazione sanitaria si è aggravata. Questa è una nuova procedura amministrativa che richiede una nuova valutazione delle tue condizioni attuali da parte della commissione medica INPS. L’obiettivo è ottenere un riconoscimento di un grado di invalidità superiore rispetto a quello precedentemente accertato.

 

Verbale di Invalidità: Il Ricorso Giurisdizionale

Se ritieni che il verbale ricevuto non rifletta correttamente le tue condizioni di salute alla data della visita medica che ha portato a quel verbale, o se ci sono stati errori procedurali o nella valutazione sanitaria iniziale, puoi presentare un ricorso in Tribunale. Questo ricorso, tecnicamente chiamato accertamento tecnico preventivo obbligatorio (ATP) ai sensi dell’articolo 445-bis del Codice di Procedura Civile, avvia un procedimento giudiziario per far sì che un medico legale nominato dal giudice (CTU – Consulente Tecnico d’Ufficio) valuti nuovamente il tuo stato di salute con riferimento alla data della domanda amministrativa originaria.

 

L’Aggravamento in Corso di Ricorso: Cosa Dice la Cassazione

Ed ecco il punto cruciale su cui spesso sorgono dubbi. Cosa succede se le tue condizioni di salute peggiorano dopo che hai presentato il ricorso in Tribunale e mentre questo ricorso è ancora in corso? Secondo un orientamento consolidato della Corte di cassazione, non è necessario (e in certi casi non sarebbe neanche proceduralmente corretto) presentare una nuova e separata domanda amministrativa di aggravamento all’INPS mentre il ricorso giudiziario relativo al precedente verbale è pendente.

 

La giurisprudenza di legittimità, in particolare la Corte di cassazione, ha chiarito che l’eventuale aggravamento delle condizioni invalidanti verificatosi nel corso del giudizio deve essere preso in considerazione dal giudice chiamato a decidere sul ricorso originario. Questo principio si fonda sull’esigenza di “economia processuale” e sul fatto che il giudizio in materia di invalidità civile mira ad accertare il diritto alla prestazione assistenziale in base alle condizioni sanitarie esistenti al momento della decisione, o comunque quelle evolversi nel corso del processo stesso.

 

Codice di Procedura Civile e art. 149 disp att

Un riferimento importante in tal senso può essere trovato nei principi applicativi dell’articolo 149 delle Disposizioni per l’Attuazione del Codice di Procedura Civile, spesso richiamato dalla Cassazione in materia di controversie assistenziali e previdenziali per considerare circostanze sopravvenute, inclusi gli aggravamenti, che incidono sul quadro invalidante complessivo nel corso del giudizio. Sebbene non vi sia un’unica “ordinanza” che sancisca in modo isolato la possibilità di “fare l’aggravamento” (inteso come nuova domanda amministrativa) durante il ricorso, l’orientamento della Cassazione (espresso in diverse pronunce, anche recenti, come ad esempio nei principi che hanno portato a decisioni analoghe all’Ordinanza 37500/2021 in contesti simili o nell’applicazione estensiva dell’art. 149 disp. att. c.p.c.) è nel senso che il giudice del ricorso deve valutare l’aggravamento intervenuto in corso di causa, purché documentato e rilevante ai fini del riconoscimento del diritto alla prestazione.

Questo significa che, se le tue condizioni peggiorano mentre aspetti l’esito del ricorso, la documentazione relativa a tale peggioramento (nuovi referti, visite specialistiche, ecc.) dovrà essere prodotta nel corso del giudizio e sottoposta all’attenzione del Consulente Tecnico d’Ufficio e del giudice, affinché ne tengano conto nella valutazione complessiva del tuo stato invalidante.

 

Orientamento della Cassazione

Lo ha chiarito la Corte di Cassazione con ha affermato che il Codice di procedura civile (disp att articolo 149) impone la valutazione in giudizio di tutte le infermità, anche quelle sopravvenute durante la causa.

L’applicazione di questo principio vale anche per l’accertamento tecnico preventivo, necessario per poter ricorrere contro il verbale di invalidità.

In pratica, nei ricorsi per il riconoscimento dell’invalidità o della non autosufficienza, devono essere valutati anche gli aggravamenti delle condizioni di salute che si verificano durante il procedimento amministrativo e giudiziario.

Quindi, devono essere accertate le infermità fino al momento della pronuncia giudiziaria, anche all’interno dei procedimenti come l’accertamento tecnico preventivo, perché si tratta di una fase del giudizio finalizzata all’accertamento dello stato invalidante.

In sintesi: l’aggravamento rileva fino al momento della decisione del giudice. Se si verifica un aggravamento delle condizioni di salute durante tutte le fasi del ricorso, non sarà necessario interrompere il processo per presentare una nuova domanda di invalidità all’INPS per essere sottoposti a nuova visita in modo da accertare l’attuale condizione sanitaria.

Attenzione: se in giudizio non viene valutata la certificazione riguardante l’aggravamento, la decisione è impugnabile. In questo caso, sarà necessario impugnare la CTU con un ricorso ordinario.

Una volta chiarito questo aspetto, ricordiamo quando e come è possibile presentare ricorso contro il verbale della Commissione medica dell’INPS.

 

Verbale di invalidità: in quali casi si può fare ricorso all’INPS

Dopo aver chiarito cosa succede in caso di aggravamento durante il ricorso per l’invalidità civile, vediamo in quali casi si può ricorrere contro il parere della Commissione medica.

Puoi presentare ricorso se:

  • ti è stata riconosciuta una percentuale minore al 75%, che ti darebbe invece accesso a prestazioni economiche;
  • in fase di revisione dell’invalidità, ti è stata riconosciuta una percentuale minore di quella precedente, che ti ha causato la perdita della prestazione economica;
  • la Commissione non ti ha riconosciuto oppure ti ha tolto l’accompagnamento, accertando una situazione di autosufficienza;
  • non ti è stata riconosciuta la condizione di handicap e quindi non hai accesso alle agevolazioni fiscali e lavorative Legge 104/1992.

Aggravamento durante il ricorso per l’invalidità civile. In questo approfondimento ti spieghiamo nel dettaglio quando puoi richiedere l’aggravamento dell’invalidità e dell’handicap, insieme alla procedura da seguire.

 

Conclusioni

In sintesi, una volta ricevuto un verbale di invalidità, hai la possibilità di richiedere un aggravamento con una nuova domanda amministrativa se le tue condizioni sono peggiorate successivamente alla valutazione, oppure di presentare ricorso giurisdizionale se contesti l’esito della valutazione iniziale. È fondamentale sapere che, qualora tu scelga la via del ricorso e le tue condizioni di salute si aggravino durante lo svolgimento del giudizio, tale aggravamento non rende necessaria una nuova domanda amministrativa separata, ma costituisce un elemento che il giudice, in linea con i principi affermati dalla Corte di cassazione, è chiamato a valutare nell’ambito del ricorso già pendente. È sempre consigliabile rivolgersi a professionisti esperti in materia previdenziale e assistenziale, come patronati o avvocati specializzati, per ricevere l’assistenza adeguata e per comprendere al meglio quale sia l’azione più appropriata al tuo caso specifico. (avv.diegomarra@gmail.com Messaggio Whatsapp: 3384248259)

 

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Pensione Salva Con l’Estratto Contributivo

Pensione Salva con l’Estratto Contributivo

L’estratto contributivo riflette la vostra storia lavorativa ed è la base per il calcolo della pensione l’estratto conto contributivo dell’Istituto previdenziale.

Estratto Contributivo: Le gestioni

È il documento che riassume tutti i vostri versamenti è essenziale conoscerlo nell’estratto conto trovate contributi da lavoro figurativi da riscatto e volontari. Ognuno ha un ruolo specifico, i contributi sono suddivisi tra diverse gestioni, cassa ago, cassa gestione separata, cassa gestione pubblica, e cassa gestione lavoratori autonomi. Capire questa divisione è cruciale: accedere all’estratto conto è semplice tramite il sito previdenziale nazionale con autenticazione digitale SPID.

Estratto Contributivo: Verifica Contributi

L’estratto conto è strutturato in periodi di tipologie e contributi utili alla retribuzione, riferimenti del datore di lavoro, le note nell’estratto conto possano indicare i contributi da verificare o periodi non utili. Importante consiglio di non non ignorare i periodi segnalati come non utili.

Estratto Contributivo: Aggiornamento, Analisi Accurate

L’aggiornamento dell’estratto conto segue un iter preciso: versamento, elaborazione, aggiornamento e consultazione irregolarità nei versamenti. In caso di irregolarità, identificate il problema, raccogliete la documentazione e segnalate all’istituto previdenziale pensionistico, il quale si attiverà per la regolarizzazione e ciò costituisce un ruolo fondamentale per il calcolo della pensione, calcolo complesso visto le varie riforme, gestioni separate, carriere variegate, e periodi speciali con sistemi diversi e normative in evoluzione.

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Siamo disponibili ad offrire simulazioni pensionistiche, supporto per la regolarizzazione e consulenza personalizzata, la lettura professionale dell’estratto conto verifica i versamenti analizza le anomalie e identifica i periodi mancanti sistemazione della posizione contributiva identifichiamo le anomalie raccogliamo la documentazione e gestiamo le procedure maternità servizio militare, disoccupazione e malattia, casi speciali di contributi figurativi da considerare, riscatto della laurea, lavoro all’estero ricongiunzione contributiva e totalizzazione opzioni da valutare attentamente.

Estratto Contributivo: Il valore legale

La simulazione pensionistica personalizzata confronta diverse opzioni e dati uscita importo mensile stimato strategie per ottimizzare la pensione analisi interventi correttivi incremento contribuzione e pianificazione dell’uscita l’estratto conto certificativo propriamente detto ecocert ha valore legale ed è necessario per certificazioni formali.

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